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sabato 21 agosto 2010

In Città si Parla di: Fornace Hoffman

L'ex fornace Hoffmann (foto Zani)
di Francesco Monti (Resto del Carlino)
 
L'ex fornace Hoffmann (foto Zani)
Ravenna, 19 agosto 2010 - L’antica fornace Hoffman sulla Romea nord è stata demolita, ma ora sulle macerie grava un sospetto preoccupante: la possibile presenza di amianto. Lunedì scorso l’Arpa, in seguito a un’ispezione, ha chiesto e ottenuto dal magistrato il sequestro preventivo del cantiere della società Argentario.

«Eravamo intervenuti per un altro motivo
— riferisce Gaspare Minzoni, dirigente territoriale di Arpa. — Un residente, infatti, aveva segnalato che qualcuno stava bruciando del legno all’interno del cantiere. Durante l’ispezione, però, i nostri agenti hanno trovato frammenti probabilmente di Eternit, oltre a rifiuti plastici e macerie ancora da identificare». Nei prossimi giorni, la stessa Arpa preleverà campioni di materiale per ulteriori verifiche.

Sull’opportunità di demolire la fornace
, costruita nel 1908, qualcuno aveva avanzato delle perplessità. Il ‘Gruppo Ravenna viva’ e il movimento Cinque stelle accusano l’amministrazione di non aver salvaguardato questo «elemento di archeologia industriale»: «Il Consiglio comunale, nel 2003, approvò la delibera che prevedeva il recupero edilizio conservativo dell’area dove sorgeva la fornace Hoffmann — sottolineano le due associazioni. — Era previsto che fosse salvata la parte più significativa della fornace, riqualificando poi l’intera zona, già lottizzata per la costruzione di un’enorme quantità di villette a schiera. La composizione architettonica originaria doveva essere recuperata. Eppure qualcuno ha deciso per conto suo: nell’antica capitale dell’Impero romano d’occidente, la storia, il più delle volte, viene sacrificata al mattone. Mentre altrove, in Italia, costruzioni simili vengono restaurate e restituite alla pubblica utilità, magari come centri espositivi».
 «Ma la fornace era in condizioni tali che conservarla era impossibile — spiega l’assessore all’Urbanistica Gabrio Maraldi, — soprattutto alla luce delle nuove norme antisismiche». La società Argentario — che ha acquistato nel 2007 l’area di 17 mila metri quadri — avrebbe comunque intenzione di usare il materiale edilizio della vecchia costruzione per recuperarne in qualche modo le forme architettoniche.

Resta però da sciogliere il nodo-Eternit. Tra i residenti della zona — in particolare di via Argirocastro, che corre lungo un intero lato del cantiere — la parola ‘amianto’ fa alzare più di un sopracciglio. «Sapevo che i lavori erano fermi, ma non avevo idea che si trattasse di questo — dice Valentina. — Mi sembra preoccupante, anche perché il quartiere è pieno di famiglie con bambini». «Brutta notizia — le fa eco un’altra abitante della via. — Di Eternit si sente parlare spesso: purtroppo le città ne sono piene, anche se non ce ne rendiamo conto».
 

Per saperne di più:

Il nome di Friedrich Hoffmann è strettamente legato allo sviluppo dei forni continui. Nel 1856 egli progettò il suo primo forno circolare continuo sistemando il focolare vicino alla bocca del forno.
 Le condotte di riscaldamento erano costituite dagli stessi pezzi non ancora cotti, e la zona di fuoco passava successivamente da una camera all'altra. Il primo di questi forni fu impiegato industrialmente nel 1857, e il primo brevetto fu rilasciato nel 1858.
Dal forno circolare continuo, breve fu il passo al forno continuo a camera lunga, il primo dei quali fu costruito a Costanza nel 1864; con piccole modifiche e restauri, forni di questo tipo sono rimasti in uso fino al giorno d'oggi.
 Hoffmann non fu però il solo ad introdurre modifiche rivoluzionarie nelle caratteristiche dei forni. Un'innovazione veramente importante, la creazione cioè del forno a tunnel, ebbe luogo in una nazione più piccola, dove l'economia di combustibile era un'assoluta necessità; il primo fu costruito in Danimarca nel 1839. Pur non essendo del tutto soddisfacente, se ne riconobbe l'utilità potenziale e si cercò di perfezionarlo. Nel 1873 fu costruito un forno a tunnel alimentato da un gasogeno, ma che poteva essere alimentato anche da carbone, poi brevettato nel 1877. Il maggiore svantaggio di questo forno era la perdita di calore attraverso il pavimento mobile, difficoltà che fu alfine superata isolando il pavimento con sabbia. Un anno dopo una fabbrica di Londra mise in opera il suo primo forno anulare a tunnel, progettato per sfruttare in modo più economico e razziale lo spazio disponibile; circa nella stessa epoca in Ungheria si costruì un forno analogo. Il primo forno a tunnel negli Stati Uniti fu costruito a Chicago nel 1889, per cuocere mattoni pressati a secco; in Olanda se ne realizzarono subito dopo esemplari ancora più grandi. Nello stesso tempo si cercò di ottenere un miglior controllo della cottura: si perfezionarono i forni a corrente d'aria discendente, i forni continui a muffola per decorazione, e si sperimentarono i primi forni riscaldati elettricamente. Non deve meravigliare se le nuove tecniche furono applicate non soltanto per la vera e propria cottura, ma anche per l'essiccamento preliminare dei manufatti.
Nel 1881 si diffusero in Inghilterra gli essiccatoi a umidità dei materiali refrattari: le camere di essiccamento erano riempite quanto più possibile col materiale crudo, in mezzo alla quale si disponevano dei recipienti con acqua.
La camera veniva poi sigillata e riscaldata dall'esterno.
Soltanto quando il materiale aveva raggiunto un'alta temperatura, si faceva uscire il vapore e si introduceva una corrente d'aria secca, calda.
Con questo sistema si ottenevano buoni risultati, specialmente coni i pezzi di grandi dimensioni che coi sistemi ordinari si rompevano facilmente.
Il processo fu reso presto continuo, convogliando il vapore surriscaldato uscente in una camera contigua.Gli essiccatoi a tunnel ebbero più difficoltà a imporsi durante l'ultimo quarto di secolo, e anche oggi le opinioni sulla loro validità sono unanimi. Pare superfluo sottolineare la stretta relazione tra costruttori di forni e ingegneri, cui si richiesero nuovi e migliori accorgimenti per le fondazioni, i carrelli dei forni, le pompe per l'aria calda,  generatori di gas, i recuperatori di calore, le valvole e gli apparecchi ausiliari.


In colore grigio la zona di cottura: all’inizio della parte di colore più intenso si svolge la combustione, seguita dalla zona in cui i gas combusti preriscaldano la massa uscendo poi dal camino. Nella prima parte a sinistra della zona in grigio si procede all’estrazione del materiale trattato e si caricano il materiale e il combustibile; l’aria qui entrante percorre il forno verso la zona di combustione mentre raffredda la massa già trattata.

Forni Hoffman

Questi impianti, detti anche fornaci, in cui la zona di combustione si sposta orizzontalmente (nello stesso senso avviene il moto dei gas caldi) mentre la carica del materiale rimane ferma, servono per la cottura dei laterizi e hanno anch’essi funzionamento continuo. La suddivisione traversale del forno, che si sposta a campate, separa due zone ben distinte. In una zona liberamente accessibile dall’esterno avviene l’asportazione del materiale cotto, rimpiazzato poi dal materiale da cuocere con il combustibile solido. La zona successiva (che comprende la massima parte del forno) è in funzionamento attivo; l’aria entrante raffredda il materiale già trattato preriscaldandosi e giunge molto calda alla zona di combustione che poi lascia andando a preriscaldare la zona di avanzamento del fuoco prima di giungere al camino. Attualmente si tende a sostituire questo tipo di forno, che richiede un rilevante impiego di manodopera, con forni a tunnel in cui la carica è tenuta in moto meccanicamente e la zona calda è fissa.
Sono da citare anche i forni alimentati a gas: il combustibile viene gassificato in adatti gassogeni esterni e il gas ottenuto è mandato poi con l’aria comburente a bruciare nel forno frammisto al materiale da trattare.

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